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Piazzetta Milù a Castellammare: la maturità di Maicol Izzo in un locale a cui una stella è davvero stretta

Piazzetta Milù non è certo stata favorita dalla contingenza: spazio solo all’interno con tavoli ben distanziati. Alla fine non più di trenta coperti a sera. Eppure i fratelli Izzo non hanno accetatto mezze misure, non hanno fatto asporto e hanno deciso di aprire con calma solo quando la situazione si è un po’ chiarita.
Seguiamo da sempre l’investimento che questa famiglia ha fatto nel corso degli anni e la tenacia con cui ha perseguito l’obiettivo di dare a castellammare un grande ristorante fine dining, obiettivo andato avanti quando il primo chef li ha abbandonati ma alla fine, come si dice a Napoli, entra storta ed esce dritta. Un asso come Luigi Salomone è conquistato la stella, Maicol Izzo, il più giovane dei tre, è tornato dopo quattro anni trascorsi in Spagna (tra cui Ticket di Adrià) e l’ha confermata in surplasse.
Le nostre prime due visite ci sono piaciute, ma ci avevano lasciato anche un po’ di perplessità, relative ad una riproposizione tal quale della esperienza spagnola.
Già nella seconda questo trend, assolutamente normale, si era aggiustato visibilmente ma dopo l’esperienza di ieri siamo usciti pienamente convinti di trovarci di fronte ad un top player del Centro Sud a cui a prima stella va sicuramente stretta, non fosse altro per la magnifica cantina su cui, caso raro, si è investito tantissimo in questi due anni e che vede il fratello Emanuele totalmente travolto dalla passione del vino, materia che ormai padroneggia con assoluta competenza, addirittura più in Francia della stessa Campania 🙂
Il servizio in sala è gestito dal terzo fratello, Valerio, uno che mantiene un profilo basso, quasi appartato, ma assolutamente padrone della sala in ogni dettaglio.

 

Ci si muove, un po’ come da Tickets, parola d’ordine non finire il cliente con una lunga sequenza di piatti. Ecco allora il benvenuto in cucina, e gli aperitivi in cantina per poi accomodarsi quando si parte.Una batteria di giochi collaudati e di grande tecnica , come la papaccella ricostruita che esplode in bocca il suo tonno, certamente migliorativo di ogni tradizionale conserva dove la buccia è sempre un po’ invasiva. Spettacolare la tisana di acqua di pomodoro servita fresca, quasi fredda, con una galletta di Castellammare che riporta alle usanze dei marinai di un tempo.

Inizia poi una batteria di assaggi davvero pazzeschi in cui dobbiamo estrapolare quattro elementi che secondo noi costituiscono un passo in avanti fatto da questo ragazzo.
Primo: il totale alleggerimento di salse e grassi. Il risotto con le zucchine, per esempio, è mantecato colo con l’amido e il gusto vegetale ne esce esaltato.
Secondo: resta la successione di bocconi, ma viene reintrodotta la gerarchia italiana dello zenith del primo piatto, cosa che distingue la nostra cucina da tutte le altre del mondo.
Terzo: a questo proposito la pasta è tornata ad essere quel che deve essere: il calcio di rigore a porta vuota di ogni ristorante italiano, un momento di gioia, di sorriso, di compiacimento, propedeutica all’appagamento. Lo spaghetto Di Martino alla ‘nduja di gambero è una delle paste più buone che abbiamo mangiato nell’ultimo mese.
Quarto: salta la gerarchia francese classica delle materie prime, l’elemento vegetae, a tratti vegano, ha pari dignità dei prodotti di mare e della carne. Alla fine si ha la sensazione di aver mangiato la piramide classica della Dieta Mediterranea

 

CONCLUSIONI

L’esperienza a Piazzetta Milù è appagante e completa. Un vero fine dining dove la differenza viene fatta dalla competenza dei tre fratelli che hanno raggiunto un equilibrio perfetto e che li rende imbattibili e dalla cucina dotata di tecnica aggioranta e assoluta ben mediata con le materie prime del territorio ricercate con una pignoleria pazzesca. Ad esempio la foglia di insalata del tacos deve essere raccolta in giornata, non prima.
Il menu degustazione che abbiamo fatto di 22 portate ci è costato 130 euro, na è un percorso indicativo che ciascuno si può disegnare come vuole seguendo i consigli in sala di Valerio ed Emanuele.
Una vlta tanto mi affiderei ad Emanuele anche per il vino, qui trovate chicche frutto di viaggi e conoscenza profonda. L’abbinamento è perfetto.
Oggi Maicol Izzo è uno di quei cuochi di nuova generazione che stanno delineando una nuova cucina mediterranea. Imperdibile!

 

Luciano Pignataro

 




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