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Piazzetta Milù: spettacolare cena al ristorante 2 stelle Michelin

di Vincenzo Pagano per SCATTI DI GUSTO

19 aprile 2024

Piazzetta Milù, nuovo 2 stelle Michelin della Campania, è un ristorante spettacolare. E non solo per i piatti – fatto quasi scontato considerato il riconoscimento – ma anche per la coreografia. Scriviamo ennemila volte percorso di una cena. Ma qui il percorso diventa di fatto. Ci si alza e si va in giro per la struttura. Ingresso, sala, cantina, cucina, sala. E durante l’estate, anche all’esterno con l’idea ventilata di fare tappa sul lungomare di Castellammare di Stabia.

La digressione vale perché condiziona, e non poco, quella che ormai è inquadrata come esperienza. Ma non ne scriverei se a Piazzetta Milù non si mangiasse bene. Il bello e il buono messo insieme all’utile. Scriverne qualche giorno addietro e ritrovarlo declinato in un design del percorso. Sembrerebbe fatto ad arte.

E invece la famiglia Izzo, coralmente e con tutti i collaboratori di cucina e di sala, ha messo su una pièce teatrale di grande effetto e di pari gusto. L’artefice è Maicol Izzo che ha fuso tecniche ed esperienze di Francia e Spagna con i sapori della sua terra in una visione onirica che ha il solo limite dello spazio attuale. Una rappresentazione di tale genere meriterebbe un palcoscenico più caratterizzante. È un occhio su uno dei possibili futuri della ristorazione. Un post- ma non come lo stanco post-industriale che tanto ha condizionato e condiziona progetti e layout.

La cucina come scene di una pièce teatrale

Le portate diventano scene di altrettanti quadri. Ma non fini a se stesse. Anzi, la composizione delle scene è attraversata da gusti e consistenze. Il percorso, in effetti, espone a più di un rischio perché isola il singolo momento e il singolo assaggio. Un errore sarebbe fatale, ma Maicol Izzo e il suo team guidano con mano precisa e giocosa i passaggi.

Fulminante come quando invita i commensali in cucina a comporre ognuno il proprio piatto condividendo successo o insuccesso del risultato. Siamo all’antitesi del rito del fine dining che in maniera millimetrica usa le pinze e asciuga le goccioline. Cito questo quadro tra i tanti perché l’immagine dei commensali che finiscono il piatto e lo portano in tavola crea un cortocircuito con una delle mancanze più sentite del momento: la carestia di personale.

E vi avverto che non rubrico questo articolo come cena stampa, pur essendo un invito di Acqua Panna per il suo progetto L’equilibrio in un piatto, ma come recensione per un paio di motivi.

La complessità del percorso è tale che la cucina deve operare in maniera customizzata sul numero dei commensali. E con essa la sala. Impossibile pensare a una – già difficile per un due stelle – spicciolata. Bisogna prenotarsi per tempo per una cena a Piazzetta Milù.

E le interazioni sono tali che il commensale diventa un elemento della brigata senza peraltro rendersene conto.

 

Link per l’articolo completo nel titolo dell’articolo.

 




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